“IL POLLICE DEL PANDA”
DI STEPHEN JAY GOULD

Il libro si apre con un’interessante descrizione dell’insolito stile di vita di un simpatico animale, il panda, che, pur annoverando tra i parenti più stretti i carnivori orsi, si è adattato a nutrirsi di bambù. O meglio, di germogli di bambù, che deve estrarre dall’interno della pianta mediante un’accurata operazione di scorticamento. E per fare ciò ha sviluppato un pollice opponibile apparentemente del tutto simile a quello umano. Questo “pollice” è in realtà un osso del polso che si è allungato, rendendo così più semplice al panda maneggiare il suo bambù: è questo un tipico esempio di evoluzione.
Con questa opera S. J. Gould, fervente sostenitore della teoria evoluzionistica, vuole minare alla base il creazionismo, che vede tutto immutato dai tempi dei tempi, sostenendo Darwin nella sua ipotesi di un mondo in continuo cambiamento: la natura non è un divino artefice che crea tutto dal nulla, bensì un abile artigiano, che opera un raffinato bricolage “lavorando” con ciò che ha a disposizione.
La teoria di Darwin si basa sul concetto di selezione naturale, che crea pressioni su modifiche e mutazioni casuali che promettono un miglior adattamento dell’individuo all’ambiente: la prova più lampante dell’evoluzionismo non si trova quindi nella perfezione delle creature, bensì nella loro imperfezione.
Il concetto di selezione naturale è stato inoltre applicato da Darwin all’evoluzione dell’uomo, anche se questa idea ha avuto non poche difficoltà ad essere accettata. Ai tempi dell’esimio scienziato vigeva il credo che l’uomo fosse il centro dell’universo, dotato com’è di intelletto e morale: egli doveva essere frutto di una mente superiore e non poteva certo appartenere al regno animale.


Se volete scoprirlo, leggete il libro!