"In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso" - Aristotele

"Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già inventata" - Albert Einstein

"Abbiamo la Terra non in eredità dai nostri genitori, ma in prestito dai nostri figli" - proverbio indiano


Ciao a tutti! Questo blog è dedicato a tutti coloro che amano la natura e che amano osservarla, leggerla, scriverla.
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Roby

lunedì 24 ottobre 2011

Vivisezione: Intervista con il dottor Stefano Cagno

Intervista al Dottor Cagno, medico chirurgo, psichiatra, autore di testi di bioetica, membro del Comitato Scientifico Antivivisezionista e della Lega Internazionale Medici per l'Abolizione della Vivisezione

- Dottor Cagno, subito una domanda molto secca: è indispensabile la vivisezione per la ricerca scientifica? No. Non solo non è indispensabile, ma è dannosa. Utilizzare animale per la ricerca è un grave errore che storicamente ha provocato solo danni alla salute umana, anche se, fino ad un recente passato, i mezzi di comunicazione di massa hanno taciuto su tutto ciò. Così la gente ha continuato a pensare che la morte degli animali nei laboratori potesse essere di qualche utilità per il progresso scientifico.
Nonostante ciò che dicono i vivisettori, il problema è molto semplice: nessuna specie animale può essere un valido modello sperimentale per nessun'altra specie, esseri umani compresi. Quando, ad esempio, dimostro che una sostanza è terapeutica e innocua nei ratti, devo poi comunque sperimentarla sugli esseri umani per capire se veramente ciò che ho visto negli animali si verifica anche nella nostra specie. Infatti prima di commercializzare un farmaco è indispensabile e obbligatorio per legge sperimentarlo anche sui nostri simili. Se la vivisezione fosse scientificamente valida perché bisognerebbe compiere anche la sperimentazione umana?

Un altro problema è l'impossibilità di stabilire a priori la specie animale più simile alla nostra. Basta infatti la presenta o l'assenza di un enzima per cambiare il comportamento di una sostanza passando da una specie ad un'altra e questo non si può sapere a priori, ma solo dopo avere sperimentato sui nostri simili. Credo che per comprendere l'errore che sta alla base della vivisezione e i danni provocati sia sufficiente citare alcuni semplici dati. Il 54% delle sostanze cancerogene, ossia in grado di provocare cancro, per i ratti non lo sono per i topi. Come possiamo sapere a priori se gli esseri umani si comportano come i ratti o come i topi? Il 52% dei farmaci commercializzati negli USA, ossia nella nazione tecnologicamente più avanzata, hanno provocato gravi reazioni avverse che non si erano verificate nei test sugli animali. Tutto ciò provoca la morte ogni anno negli USA di circa 100.000 cittadini.

- Come è cambiata la prospettiva del fenomeno negli ultimi dieci anni? A livello di comunità scientifica purtroppo è cambiata molto poco. Sempre più laureati in materie scientifiche dichiarano la propria avversità alla vivisezione, ma i vertici universitari e le industrie chimico-farmaceutiche rimangono ancorate alle vecchie impostazioni del passato. La società civile, invece, sta dimostrandosi sempre più aperta verso le tesi antivivisezioniste e tutto ciò è la migliore premessa per un cambiamento quanto mai auspicabile, nell'interesse degli animali ma anche degli esseri umani.

- Quali sono stati i passi più importanti nei metodi alternativi di ricerca? Non è mai stata dimostrata la validità scientifica della vivisezione e quindi ritengo che potrebbe essere abolita anche senza la possibilità di sostituirla con alternative. Tuttavia le alternative esistono. Alcune sono molto vecchie, come gli studi epidemiologici che hanno reso possibile l'individuazione di tutti i fattori di rischio per le malattie cardio-circolatorie. Altre sono più moderne, come le colture cellulari che forniscono dati parziali, perché riferiti non ad un organismo in toto, ma comunque veritieri perché prodotti utilizzando materiale biologico (le cellule) della stessa specie per la quale stiamo compiendo la ricerca. Ultimamente poi possiamo contare sui sussidi tecnologiche sempre più raffinati: pensiamo al cosiddetto brain imaging (TAC, RMN, PET), alla clonazione cellulare, alle cellule staminali eccetera. Tutte queste possibilità e altre ancora rendono ogni giorno sempre più indifendibile scientificamente il ricorso agli animali nella ricerca.

- Come può un consumatore scegliere e riconoscere prodotti (cosmetici e non solo) che non utilizzano tale pratica nelle fasi di testing? Per quanto riguarda le terapie, non esistono soluzioni al problema. Tutti i farmaci, ma anche le altre sostanze terapeutiche naturali, sono stati comunque sperimentati sugli animali. Per i cosmetici il discorso è differente. Dal 1976 esiste una direttiva europea che impone di sperimentare i principi attivi dei cosmetici sugli animali. Se quindi vogliamo essere sicuri di non comprare cosmetici testati sugli animali, dobbiamo acquistare prodotti i cui componenti sono entrati in commercio prima del 1976. In quanto alla famosa dizione "prodotto finito non testato sugli animali" bisogna stare molto attenti perché non vi è alcun obbligo di testare i prodotti finiti, ma solo i principi attivi. A questo proposito consiglio la lettura di un libro interessante e utile al tempo stesso intitolato Guida ai prodotti non testati sugli animali di Antonella De Paola (Edizioni Cosmopolis).


- Ed uno studente universitario che ha intrapreso studi veterinari o medici può evitare questa pratica? In Italia esiste una legge (n° 416 del 1993) che garantisce agli studenti ed ai lavoratori il diritto di obiezione di coscienza alla vivisezione per motivi etici. Fino ad ora l'Università ha mantenuto un atteggiamento oscurantista, ostacolando in tutti i modi la possibilità per gli studenti di conoscere questo loro diritto. La legge prevede che non vi sia alcuna forma di ritorsione nei confronti degli obiettori. Inoltre i professori dovrebbero garantire agli studenti laboratori didattici alternativi a quelli che impiegano animali. Ho detto dovrebbero perché in realtà questi laboratori non vengono mai istituiti, poiché creerebbero una cultura alternativa a quella dei vivisettori e questo fatto sarebbe per loro destabilizzante.

- Come vede il fenomeno da qui a 10 anni?
Ogni anno che passa il fronte antivivisezionista aumenta sempre di più. Internet ha dato la possibilità a tutti di informarsi su un tema come quello della vivisezione per il quale vi era stata, in passato, una assoluta censura da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Oggi chiunque ha la possibilità di leggere montagne di documenti che dimostrano i danni prodotti dalla vivisezione sulla salute umana e le atrocità compiute nei laboratori in nome di una falsa scienza, funzionale solo agli interessi di chi la compie. La tecnologia, inoltre, ci sta dando un grande aiuto. Così risulta chiaro a tutti lo scandalo dei vivisettori che impiegano metodi di ricerca vecchi di decenni, quanto non di un secolo. Nell'era della tecnologia avanzata, non può essere giustificata la prosecuzione di test come, ad esempio, il Draize Test nel caso della cosmesi, in cui spalmiamo i cosmetici negli occhi di conigli immobilizzati in apparecchi di contenzione e li teniamo in questa condizione per giorni interi.
Oggi anno ogni industria in ogni settore mette sul mercato nuovi prodotti, più belli, più funzionali, più sicuri, ma le industrie dei cosmetici applicato ancora il Draize Test che è stato inventato nel 1944! La gente non è stupida e ora, che grazie ad Internet è finalmente informata, comincia a capire l'inganno a cui è stata sottoposta negli anni passati.

domenica 20 marzo 2011

LEZIONI DI ECOSTILE PER TUTTI

"Lezioni di ecostile" è un libro da regalare a tutti gli amanti dell'ambiente, ma non solo. In questo volume scoprirete la verità sugli assurdi sprechi dell'uomo e contemporaneamente degli utili consigli per risparmiare le preziose e non infinite risorse del nostro pianeta, nonchè i nostri soldi.

L'autore è Andrea Segrè, preside dell’Università di Agraria di Bologna, ma anche presidente di "Last Minute Market", progetto che cerca di evitare inutili sprechi di cibo attraverso il recupero dei prodotti freschi, che vengono  scartati ogni giorno dalla grande distribuzione perchè prossimi alla scadenza o non perfetti a seguito del confezionamento; tutti questi alimenti salvati dalla discarica vengono affidati ad enti che si occupano di aiutare i bisognosi.

Un esempio pratico di questo "salvataggio" può essere rappresentato da una confezione di 5 banane (o di qualsiasi altro alimento fresco) che viene scartata completamente a causa di uno solo dei suoi frutti che non si trova in perfette condizioni. In questo caso viene letteralmente buttata in discarica tutta la confezione, nonostante le altre 4 banane siano in perfette condizioni per la vendita e per il successivo consumo.

Si tratta di un vero e proprio manuale per adottare uno stile di vita all’insegna delle scelte “green”.
Come si può intuire dal titolo, “Lezioni di ecostile” propone tre lezioni, con esempi concreti, dedicate al consumo critico, alla riduzione degli sprechi, contro l’imperativo della crescita ad ogni costo che pervade la nostra economia.
Il manuale richiama l’attenzione del lettore sulla semplice possibilità di consumare meno, di ridurre i rifiuti e di limitare gli scarti degli imballaggi; una cultura del riutilizzo con l'obiettivo di trasformare gli sprechi in utili risorse.

"Lezioni di ecostile. Consumare, crescere, vivere" è edito da Mondadori.
Pagine: 160

Costo: €15,00
EAN: 9788861594937

venerdì 11 marzo 2011

La «certificazione» del Dip.to Americano della Pesca e della Fauna


 «Il coguaro ? Non esiste più»

Nessun avvistamento dagli Anni Trenta del «leone di montagna» americano. Gli scienziati si arrendono: «Neppure un singolo esemplare sopravvive»


NEW YORK – Ha scorrazzato per secoli nelle foreste più inaccessibili di ben ventuno stati americani, ispirando generazioni di scrittori e naturalisti. Ma da ieri il puma dell'est degli Stati Uniti è stato dichiarato ufficialmente estinto. La scomparsa dell’elusivo felino – chiamato anche coguaro o leone di montagna - risale probabilmente agli anni '30 del secolo scorso. Ma gli esperti del Dipartimento Americano della Pesca e della Fauna non volevano crederci e dal 1973 l’avevano incluso nella lista delle specie minacciate, nel tentativo di aiutarne il ripopolamento.

AVVISTAMENTI - Ora l’agenzia federale ha deciso di gettare la spugna. «Anni di osservazioni e studi sul terreno non hanno portato all’avvistamento di neppure un singolo esemplare», spiega Martin Miller, responsabile del Dipartimento. «Purtroppo – aggiunge, - non abbiamo trovato alcuna conferma della sua esistenza». I puma avvistati da diversi testimoni sono risultati infatti esemplari di altre sottospecie, spesso sudamericane, tenuti in cattività e poi fuggiti o liberati nella natura. Altri - ha ancora affermato Miller - «appartenevano a sottospecie occidentali americane migrate a est e nel Midwest». La decisione della Fish and Wildlife Agency di defalcare l' «eastern cougar» dalla lista delle specie protette non riguarda però alcuni suoi parenti stretti, come la pantera della Florida, altra sottospecie di felini minacciata di estinzione che oggi occupa ormai solo il 5% del suo territorio originario, con meno di 160 esemplari nel sud ovest del Sunshine State. «È una vera tragedia», puntano il dito Chris Bolgiano e Jerry Roberts, autori del libro The Eastern Cougar, «quando i primi coloni europei raggiunsero le sponde del Nord America il puma dell’est era uno degli animali più diffusi. Ma all’inizio del 20° secolo era quasi estinto», aggiungono. «Vittima della stessa rapacità e ignoranza che ha decimato i lupi e i bisonti in altre zone del paese».

Fonte = Corriere della Sera

mercoledì 9 marzo 2011

La scimmia e la tartaruga

-leggenda indiana-

Compare Tartaruga si annoiava da morire: i giorni passavano sempre uguali. Il mare si estendeva all'infinito, le onde succedevano alle onde.
 Nessuno veniva mai a rallegrare la sua vita monotona, tranne qualche volta una balena o un gruppo di delfini, che passavano in lontananza, al largo dell'isola.
Un giorno, scorse una scimmia che si rimpinzava di banane.
"Perché cercare un amico nel mare?" pensò la tartaruga. "Compare Scimmia sembra un compagno ideale, certamente più simpatico di un granchio!".
"Buongiorno Compare Scimmia! Vorresti essere mio amico?"
"Buongiorno Compare Tartaruga! Certamente!".
Da quel giorno trascorsero insieme tutto il loro tempo; la tartaruga non si era mai divertita tanto.
Un giorno la scimmia la invitò ad assaggiare le banane. Un altro giorno le disse: "Vieni, ti insegnerò ad arrampicarti sugli alberi!".
La sera, Compare Scimmia raccontò alla moglie: "Ah! Come mi sono divertito! Avresti dovuto vederlo mentre si arrampicava su un albero! Compare Tartaruga è il mio migliore amico!".
Anche Compare Tartaruga disse alla moglie: "Che amico meraviglioso! Come mi annoiavo prima di conoscerlo!".
Ma Comare Tartaruga non condivideva la sua gioia e pensava: "Mio marito sta sempre con il suo nuovo amico. Devo sbarazzarmi di questa maledetta scimmia!"
Una sera, Compare Tartaruga trovò la moglie a letto. "Sei malata?".
"Sì, molto malata; il dottore ha detto che sto per morire e che l'unico modo per salvarmi è mangiare il cuore di una scimmia!".
"Il cuore di una scimmia! Ma dove potrò trovarlo? L'unica scimmia che conosco è il mio amico!".
"Allora, non mi resta che morire!" disse Comare Tartaruga con voce fioca.
Compare Tartaruga era disperato. Rifletté a lungo e infine decise che avrebbe sacrificato il suo amico.
Lentamente, si diresse verso la casa di Compare Scimmia.
"Buongiorno, Compare Tartaruga! Che piacere rivederti! Qual buon vento ti porta?".
"Mia moglie vorrebbe invitarti a cena questa sera, verrai?".
"Certo, volentieri!". La scimmia seguì allegramente il suo amico fino in riva al mare, ma non poteva continuare non sapendo nuotare.
"Sali sul mio guscio! - gli disse la tartaruga - Ti porterò io!".
La scimmia si aggrappò al guscio lasciandosi trasportare tra le onde. Avrebbe voluto chiacchierare ma l'altro non rispondeva:
"Mi sembri molto triste e silenzioso! Cosa ti è successo? Racconta: farei qualsiasi cosa per te!".
"Ah, amico mio - finì per confessare Compare Tartaruga - c'è solo un sistema per salvare mia moglie, e cioè che tu mi dia il tuo cuore!".
"Ahi! - pensò la scimmia - "ho detto qualsiasi cosa, ma c'è un limite a tutto! Come faccio a risolvere la situazione? Compare Tartaruga può farmi annegare da un omento all'altro!"
D'improvviso, si colpì la fronte.
"E' terribile! Ti darei volentieri il mio cuore, ma dobbiamo tornare indietro a prenderlo!".
"Il tuo cuore non si trova nel tuo petto?".
"Come? - esclamò la scimmia - Non sai che le scimmie lasciano il cuore in una brocca, accanto alla loro casa, prima di intraprendere un viaggio?".
La tartaruga si fermò e disse: "Ma come facciamo?".
"È molto semplice! Riportami sull'isola e andrò a prendere il mio cuore!".
La tartaruga tornò indietro, la scimmia saltò sulla riva e si arrampicò rapida su un albero.
"Uff! Sono salvo! Mi hai spaventato!".
"Ma - gridò la tartaruga - e il cuore che mi hai promesso?".
"Il cuore? Non sei abbastanza furbo, Compare Tartaruga. Batte nel mio petto, naturalmente, e ci tengo molto! Addio!".
Compare Tartaruga ritornò triste a casa: aveva perso un amico, ma ebbe almeno la consolazione di veder guarita la moglie.

Perchè i corvi sono neri

-leggenda indiana-

Nei giorni lontani, quando la terra e la gente su di essa erano state create da poco, tutti i corvi erano bianchi come la neve.
In quei tempi antichi la gente si procurava cibo a sufficienza cacciando il bufalo. Ma questi popoli non avevano nè cavalli, nè armi da fuoco, nè armi di ferro e cacciare i grossi bufali a piedi con armi che avevano punte in pietra era duro, aleatorio e pericoloso. I corvi rendevano le cose ancora più difficili per i cacciatori per che erano amici dei bufali. Librati alti nell'aria, vedevano tutto quello che succedeva nella prateria. Ogni volta che notavano dei cacciatori avvicinarsi ad una mandria di bufali, volavano dai loro amici e, appollaiati tra le loro corna, davano l'allarme: -"Cra, cra, cra, cugini, stanno venendo dei cacciatori. Stanno avanzando furtivamente attraverso quella gola laggiù. Stanno salendo dietro quella collina. State attenti! Cra, cra, cra!"-.
Allora i bufali fuggivano, e la gente soffriva la fame. Così la gente tenne un consiglio per decidere che cosa fare.
Tra i corvi ce n'era uno veramente enorme, due volte più grosso di tutti gli altri. Quel corvo era la loro guida. Un vecchio e saggio capo si alzò e diede questo suggerimento: -"Dobbiamo catturare il grosso corvo bianco"- disse -"e dargli una lezione. O continueremo a soffrire la fame"-.
Portò fuori una grande pelle di bufalo, con la testa e le corna ancora attaccate. La mise sulla schiena di un giovane coraggioso, e disse: -"Nipote, insinuati tra i bufali. Penseranno che tu sia uno di loro, e potrai catturare il grosso corvo bianco"-.
Camuffato da bufalo, il giovane strisciò tra la mandria come se stesse pascolando. Le grosse bestie pelose non gli prestarono nessuna attenzione. Allora i cacciatori uscirono dall'accampamento dietro di lui, con gli archi pronti. Come si avvicinarono alla mandria, i corvi arrivarono volando, come al solito, dando l’allarme ai bufali: -"Cra, cra, cra, cugini, i cacciatori arrivano per uccidervi. Fate attenzione alle loro frecce. Cra, cra, cra!"-. E come al solito tutti i bufali fuggirono via in disordine; tutti eccetto il giovane cacciatore camuffato sotto la sua pelle pelosa, il quale faceva finta di continuare a pascolare come prima.
Allora il grosso corvo bianco venne giù planando, si appollaiò sulle spalle del cacciatore e sbattendo le ali disse: -" Cra , cra, cra, sei sordo, fratello? I cacciatori sono vicini, appena sopra la collina. Mettiti in salvo!"-.
Ma il giovane coraggioso si allungò da sotto la pelle di bufalo e afferrò il corvo per le zampe. Con una corda di pelle grezza legò le zampe del grosso uccello ed allacciò l’altro capo ad una pietra. Per quanto si dibattesse, il corvo non potè fuggire. La gente sedette nuovamente in consiglio: -"Cosa ne dovremo fare di questo grosso uccello cattivo, che ci ha fatto soffrire cento volte la fame?"-. -"Lo brucerò all’istante!"- rispose un cacciatore arrabbiato e, prima che qualcuno potesse fermarlo, tirò via con uno strattone il corvo dalle mani di quello che l’aveva catturato e lo ficcò nel fuoco del consiglio, corda, pietra e tutto quanto. -"Questo ti servirà di lezione"- disse.
Naturalmente la corda che teneva la pietra bruciò quasi subito, ed il grosso corvo riuscì a volare via dal fuoco. Ma era malamente bruciacchiato, ed alcune sue penne erano carbonizzate. Benché fosse ancora grosso, non era più bianco.
-"Cra, cra, cra"- gridò, volando via più velocemente che potè -" non lo farò mai più, non darò più l’allarme ai bufali, e così farà tutta la nazione dei corvi. Lo prometto! Cra, cra, cra!"-.
Così il corvo fuggì. E da allora tutti i corvi furono neri.

domenica 6 marzo 2011

La storia della proboscide

Tanto tanto tempo fa gli elefanti non avevano il naso lungo. Anzi, erano animali molto diversi, con il muso simile a quello di un orso, ma con molto meno pelo. Un giorno nella savana africana nacque un elefantino molto dispettoso e curioso che infastidiva tutti gli altri animali. Un giorno l'elefantino andò dalla giraffa e chiese: "Perchè hai il collo cosi lungo?". Lei, un po' perché era permalosa e un po' perché non sapeva che cosa rispondere, lo caccio' via. Allora l'elefantino sconsolato si rivolse all'ippopotamo, perché era incuriosito dalla sua mole. "Perchè sei così ciccione?" gli chiese. E anche l'ippopotamo lo trattò male. Il cucciolo di elefante s'incamminò verso il bosco e pensò di andare a parlare con il coccodrillo. Quindi proseguì per il fiume. Non appena vide il coccodrillo, si avvicino' per fargli qualche domanda impertinente. Ma il feroce animale fu più veloce di lui, e prese il piccolo elefantino per il naso. L'elefantino, per liberarsi, tirò così tanto che il naso gli si allungò. E così, da quel giorno, tutti gli elefanti hanno il naso lungo, cioè la proboscide.
Il fiore e la lumachina

C'era una volta un piccolo fiore che era nato in mezzo ad un grande prato verde. Purtroppo però non aveva nessuno vicino a sé e si sentiva triste. Un giorno c'era un sole molto forte e l'aria era calda e il piccolo fiore si faceva forza per resistere, e pensava: - "Se solo ci fosse qualche altro fiorellino come me con cui parlare, forse mi sentirei meglio"-.
Ad un certo punto sentì sotto di se un rumore e si abbassò per vedere cos'era. Si trattava di una piccola lumachina che stava andando in cerca di un po' di ombra. La lumachina lo guardò e gli disse:
-"Ciao bel fiore, posso stare un po' sotto ai tuoi petali affinchè l'ombra mi protegga?"- Il fiore a dire il vero non sapeva cosa rispondere, non aveva mai visto una creatura simile e sinceramente ne era anche un po' spaventato e rimase in silenzio. La lumachina, vista la sua indecisione, gli disse ancora: -"Non temere, non ti farò del male, e poi ti terrò compagnia, ti racconterò tutte le storie che conosco"-.
Così il fiore accettò, e da quel giorno in poi la lumachina andava sempre all'ombra dei suoi petali e gli raccontava una favola o un viaggio che lei aveva intrapreso e il fiore era immensamente felice di avere una così dolce compagnia. Arrivò l'estate e il fiorellino si sentiva tanto debole, si sentiva strano; così chiese alla lumachina cosa potesse essere. Lei gli rispose che ogni fiore, ad un certo punto della sua vita, deve intrapendere un viaggio: il suo polline viene sollevato dal vento e va ad adagiarsi su un prato o in mezzo ad un bosco e dopo qualche tempo nascono tanti altri fiorellini proprio come quello da cui era partito. A questa notizia il fiore divenne tristissimo, si mise a piangere e disse alla lumachina che non voleva allontanarsi da lei, che voleva starle sempre vicino perchè non aveva mai avuto qualcuno cui teneva tanto. Allora la lumachina gli fece una promessa e gli disse che quando sarebbe avvenuta questa trasformazione, lei si sarebbe occupata di raccogliere tutti i granellini di polline e di tenerli vicini e farli cadere in un posto bellissimo e protetto e che dopo di lei i suoi figlioletti avrebbero fatto la stessa cosa così che ogni fiorellino potesse avere la propria amica lumachina con cui parlare. E così è stato.

Allora quando vi capiterà di camminare in un prato e vedrete una lumachina che si sta riparando all'ombra di un bel fiore, non disturbateli, e magari se vi avvicinate un po' riuscirete a sentire anche voi le meravigliose storie che si stanno raccontando.